Circa duemila persone hanno
partecipato, questa mattina, alla manifestazione regionale
indetta da Cgil e Uil del Friuli Venezia Giulia in occasione
dello sciopero generale, che coinvolgerà per l’intera giornata
tutto il lavoro pubblico e privato. In regione è interessata una platea complessiva di circa
400mila lavoratori dipendenti, dal manifatturiero ai servizi,
dalla sanità alla pubblica amministrazione, dalla scuola al
trasporto pubblico, con l’eccezione di quello ferroviario, che
funzionerà regolarmente.
    La scelta dell’ex capoluogo della Destra Tagliamento come
sede del concentramento regionale è stata fatta perché, a dirla
con i sindacati, è l’area che sta pagando più duramente di altri
territori la crisi tedesca e il rallentamento
dell’elettrodomestico.
    I dati sulla Cassa integrazione vedono proprio la ex
provincia di Pordenone prima in Fvg per richieste complessive,
con quasi 5 milioni di ore autorizzate su un totale regionale di
11,4 milioni (dati gennaio-settembre).
    Da quanto si è appreso – i dati sono provvisori e riguardano
solo i turni mattutini – in regione si registra un’alta adesione
nelle fabbriche.
    “La protesta – ha spiegato Michele Piga, segretario generale
della Cgil Friuli Venezia Giulia – esprime il nostro profondo
dissenso nei confronti del disegno di legge di bilancio dal
Governo, deludente e priva di vere risposte sui grandi temi in
materia di fisco, di lotta alla precarietà, di investimenti
sulla sanità pubblica e sulla scuola, di rilancio delle
politiche industriali di fronte ai segnali di difficoltà sempre
più allarmanti che incombono sul nostro manifatturiero, in
particolare nelle aree più esposte alla crisi tedesca, come la
nostra regione”.
    “L’aumento di 3 euro delle pensioni minime e una politica
fiscale che non aumenta i salari, ma ammicca agli evasori, sono
l’emblema di una legge di bilancio totalmente insufficiente a
rispondere ai problemi del Paese – ha incalzato Matteo Zorn,
segretario generale Uil del Friuli Venezia Giulia – cioè a
migliorare le condizioni di vita delle persone, in termini di
previdenza, sanità e scuola. A tutto questo si aggiunge un
pericoloso arretramento sui diritti del lavoro: nel collegato
lavoro, il Governo ha infatti ulteriormente deregolamentato le
assunzioni, con un uso indiscriminato di contratti somministrati
e a tempo determinato, a discapito della sicurezza e della
qualità”.
   

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